DISTANZA DI ESPLOSIONE DEL COLPO D'ARMA DA FUOCO E CARATTERI DELLE LESIONI

Armi da fuoco. sono congegni metallici che, sfruttando l'energia di gas sprigionati dall'accensione di polveri esplosive, lanciano a distanza masse pesanti (proiettili).

Quelle di interesse medico-legale sono le armi da fuoco portatili (pistole, rivoltelle e fucili) la cui enorme diffusione le ha portate ad essere il primo mezzo di lesione omicidiaria.

Di armi ne sono costruite di varia forma, sono distinte in base al diametro della canna, calibro, variabile tra 6.35, 7.65 e 9 mm per le pistole, 7-8 mm per i fucili da guerra e 17-18 mm per i fucili da caccia.

Esplosivi. Quelli usati nelle armi da fuoco sono essenzialmente di tre tipi:

1) polvere nera o pirica, composta da salnitro, zolfo e carbone; si infiamma e brucia lentamente sviluppando una potenza esplosiva relativamente modesta e lasciando molti residui parzialmente incombusti con formazione di grosse quantità di fumo.

2) Polvere bianca, a base di nitroglicerina o nitrocellulosa, a forma di scagliette, lamine, cilindri o fili, con maggiore rapidità e completezza di combustione, sviluppo di una maggiore forza di propulsione e scarsa quantità di fumo.

3) Polveri da innesco, a base di solfocianuri o stifnati, che si accendono con l'urto del percussore e si collocano nel detonatore per accendere le polveri.

Proiettili. La capacità di penetrazione del proiettile dipende dalla sua energia cinetica, mv2/2. Il materiale usato è stato da sempre il piombo per l'alto peso specifico, la facile reperibilità e la malleabilità.

La forma, inizialmente sferica, è diventata cilindro-conica od ogivale con l'entrata in uso della rigatura delle canne, che imprime un rapido movimento rotatorio al proiettile mantenendogli l'assetto antero-posteriore lungo tutta la traiettoria.

Per evitare il rapido depositarsi del piombo nella canna, i proiettili sono "incamiciati" in una lega più dura a base di rame e nichel (meillechort). I proiettili così rivestiti possono attraversare un uomo senza deformarsi o rompersi, arrecando minori danni ai tessuti.

I proiettili sono infissi posteriormente in un bossolo metallico contenente la polvere e costituendo nell'insieme la cartuccia.

Le cartucce a proiettili multipli sono costituite da pallini di calibro variabile a seconda della "preda" cui sono destinati, mantenuti insieme e separati dalla polvere da una specie di canestrino di plastica o da riempitori inerti (borra).

Meccanismo d'azione dei proiettili. Un proiettile durante la sua traiettoria è animato da un movimento di traslazione dall'arma al bersaglio, di rotazione intorno al proprio asse (impressogli dalla rigatura della canna), da vibrazioni, da movimenti anomali che talvolta lo capovolgono e dalla caduta determinata dalla forza di gravità.

Raggiunto il bersaglio il proiettile determina un effetto contusivo, introflettendo la cute, quindi penetra nei tessuti come un'arma da punta in rotazione (trapano), infine trasmette un'onda d'urto alle pareti degli organi che, se sono in stato di tensione, possono scoppiare.

Gli effetti dipendono dall'energia cinetica del proiettile ed in particolare dalla sua velocità e dalla distanza del bersaglio, per il progressivo rallentamento del proiettile dovuto all'attrito con l'aria. Si distinguono pertanto:

a) zona di esplosione: velocità >800 m/sec, distanza 150-200 m, si hanno gli effetti di scoppio di un organo.

b) zona di perforazione: fino a 1000 m il proiettile è in grado di perforare più o meno profondamente un corpo umano.

c) zona di contusione: oltre i 1000 m, fino ai 2000 m, il proiettile è già nella parabola di caduta, molto rallentato e determina solo una contusione.

Tipi di lesione.

1. Contusione: è rappresentata da una ecchimosi semplice od escoriata.

2. Ferita: è una soluzione di continuo della cute che può condurre a tramiti trapassanti o a fondo cieco (il proiettile rimane imprigionato nei tessuti) o infine a semicanale (situato sulla superficie cutanea urtata di striscio). La ferita cutanea è un foro a stampo con margini sfrangiati, di diametro inferiore al proiettile per la retrazione elastica della pelle. I proiettili piccoli ed appuntiti producono fenditure lineari simili a quelle di uno strumento a punta. Il proiettile, nel trapassare la cute si deterge di tutte le sostanze (fecce, grasso, ecc.) raccolte nella canna e produce l'orletto di detersione, concentrico alla ferita. L'orletto di detersione non si vede nei colpi sparati sul vivente perchè mascherato dal sangue. Se il proiettile trapassa degli abiti lo si potrà riscontrare sulla stoffa. Nel cadavere è evidentissimo. Prima di penetrare nella cute il proiettile la stira ed introflette a dito di guanto esercitando un'azione contusiva ed escoriativa che provoca, all'esterno dell'orletto di detersione, l'orletto di escoriazione e contusione di colore rosso nerastro nel colpo sparato al vivente e giallastro per essicamento dell'abrasione nel colpo sparato al cadavere. In caso di colpo obliquo l'orletto di escoriazione è ovoidale con sviluppo maggiore dal lato di provenienza del proiettile.

3. Scoppio: si osserva con frequenza in organi cavi in stato di replezione come lo stomaco e l'intestino in fase digestiva, la vescica, l'utero gravido, il cuore in diastole, il cranio, il canale midollare di ossa lunghe, ma anche in organi parenchimatosi come la milza, il fegato i reni. Lo scoppio è determinato da onde d'urto impresse ai liquidi dal proiettile ed avviene dopo che il proiettile stesso è già fuoriuscito dal corpo.

4. Lesioni da proiettili secondari: possono essere escoriazioni, ecchimosi o ferite, prodotte da frammenti metallici del proiettile o di armi difettose o da oggetti tipo bottoni, fibbie, sassi colpiti a loro volta dal proiettile.

5. Possono determinare dei segni caratteristici la bocca dell'arma, la fiammata ed il fumo dello sparo, alcuni grani di polvere da sparo proiettati a modesta distanza.

a) impronta a stampo: ecchimosi escoriata o ferita figurata che riproduce il piano anteriore dell'arma.

b) azione dei gas: nei colpi a contatto, espandendosi si incuneano dentro la ferita nel sottocutaneo e lacerare dall'interno all'esterno, a raggiera o a stella, il foro d'ingresso, premono la cute contro la bocca dell'arma con produzione dell'impronta a stampo; negli spari ravvicinati colpiscono la superficie cutanea e vi provocano una traccia escoriata giallo-bruna, permanganacea, l'alone di compressione.

c) alone di ustione: è causato dal fuoco che esce dalla canna con bruciatura dei peli ed ustione superficiale dell'epidermide, che si sovrappone all'azione dei gas.

d) alone di affumicatura: è dovuto al fumo che deposita residui carboniosi intorno al foro d'ingresso su un raggio maggiore dei precedenti e viene facilmente rimosso con un semplice lavaggio con acqua.

e) alone di tatuaggio: è determinato dall'infissione nel derma dei granuli incombusti più grossi e dotati di maggiore energia cinetica; ovviamente non può essere rimosso dalla detersione cutanea.

Tutti questi aloni sono circolari, concentrici al foro d'ingresso, nei colpi perpendicolari alla superficie, elissoidali con foro eccentrico nei colpi obliqui o nelle superfici curve con maggiore sviluppo dalla parte opposta alla provenienza del tiro.

Caratteri del foro d'ingresso in base alla distanza.

1) colpi a contatto: all'esterno vi è l'impronta a stampo della bocca dell'arma, la ferita e squarciata a forma stellata per effetto dell'espansione dei gas, nel primo tratto del tramite si reperisce l'affumicatura.

2) colpi in vicinanza: la ferita ha le caratteristiche generali, ma i due orletti sono mascherati dagli aloni di compressione, ustione, affumicatura e tatuaggio. A parte l'alone di tatuaggio che tende sempre a crescere, pur diradandosi, fino alla scomparsa, tutti gli altri inizialmente crescono di diametro e poi si riducono fino a scomparire. Vi sono differenze fra la distanza di scomparsa degli aloni delle polveri nere rispetto alle polveri bianche:

Polvere nera Polvere bianca

Ustione circa cm 10 circa cm 5

Compressione " cm 15 " cm 15

Affumicatura " cm 20 " cm 15

Tatuaggio " cm 40 " cm 50

3) colpi a distanza: hanno le caratteristiche generali della ferita con orletti di detersione e di escoriazione. Si possono considerare "a distanza" dopo i 50 cm circa.

Caratteri del tramite. Si presenta come un canale scavato nello spessore dei tessuti interni, delimitato da pareti anfrattuose ed infiltrate di sangue, contenente materiali necrotici e talora corpi estranei. Di regola è rettilineo, ma può essere angolato se deviato da un osso o curvilineo quando segue tangenzialmente la superficie di una costola o del cranio. E' imbutiforme slargandosi verso l'uscita. Se il proiettile si frammenta si produrranno tramiti multipli. Se è a fondo cieco nella parte terminale si reperisce di solito il proiettile, che può essere però asportato dalla peristalsi del tubo digerente o dalla corrente ematica.

Caratteri del foro d'uscita. Se il proiettile conserva ancora una notevole energia cinetica e quindi forza di penetrazione, si forma una ferita rotondeggiante, altrimenti è ovale, lineare, stellata con margini irregolari, estroflessi ed infiltrati di sangue.

Il foro d'uscita è più grande di quello d'ingresso, più che a livello cutaneo nei singoli organi attraversati. E' sprovvisto di orletto escoriato, di ustione, affumicatura e tatuaggio salvo due eccezioni: 1) si può formare una specie di orletto escoriato quando la cute viene schiacciata dal proiettile contro una resistenza quale una cintura o una fibbia, 2) è possibile rilevare un'affumicatura in colpi sparati a contatto o a bruciapelo con tramite molto breve per cui il fumo può attraversarlo interamente e depositarsi dalla parte opposta, trattenuto dagli abiti.

Lesioni da cariche multiple. In genere sono usati fucili da caccia caricati con cartucce a pallini. Fino a 1-2 m i pallini sono tutti raggruppati, quindi si distanziano col progredire nella traiettoria a formare una rosata che è di circa 15 cm di diametro a 35 m (distanza in metri = 2,25*diametro rosata in cm). I pallini non sono dotati della medesima energia cinetica ed in genere quelli periferici tendono a cadere prima.

1) Nei colpi esplosi a contatto o da vicino il foro d'ingresso presenta gli stessi caratteri del colpo a proiettile unico quali l'impronta dell'arma, l'ustione, la compressione, l'affumicatura ed il tatuaggio su una superficie in genere più vasta rispetto alle armi a canna corta; il tramite è in genere unico imbutiforme, con gravissime lesioni interne ed emorragie profuse; il foro di uscita può essere vasto con estroflessione della cute a lembi.

2) Fino ad 1-2 m vi è ancora un solo foro d'entrata, con margini festonati e sfrangiati. Nel tramite si può riscontrare la borra.

3) Fino a 5-10 m si produce una ferita principale centrale sempre a margini festonati, contornata da ferite puntiformi, ciascuna con i sui orletti di detersione e di escoriazione oltre ad una contusione da borra.

4) Oltre i 10 m si formano ferite multiple puntiformi disseminate su una vasta superficie cutanea corrispondente alla rosata ed una maggiore concentrazione (nel colpo unico) in una zona centrale. I pallini periferici, oltre a cadere per primi, hanno un potere di penetrazione ridotto, per cui accanto a tramiti transfossi si possono reperire tramiti brevi sottocutanei.

Diagnosi medico legale.

Natura delle lesioni. Nelle ferite da proiettili multipli la disposizione, la forma ed il riscontro di pallini ritenuti permettono sempre la diagnosi. Le ferite da proiettile unico esploso in vicinanza si riconoscono per gli aloni intorno al foro d'ingresso; nei colpi a distanza è necessario fare una diagnosi differenziale con le ferite da punta evidenziando rispetto a queste un orletto escoriativo più netto, l'orletto di detersione, la maggiore profondità e dimensione del tramite il suo andamento imbutiforme e reperendo il proiettile ritenuto.

Direzione del colpo. In base alle caratteristiche dei fori d'ingresso e d'uscita è possibile individuare la traiettoria anatomica del proiettile, per la traiettoria balistica è necessario conoscere la posizione della vittima al momento dello sparo, se in piedi, seduta, ferma o in movimento, oppure reperire un proiettile trapassante infisso nelle pareti o nei mobili.

Numero dei colpi. Possono insorgere delle difficoltà quando due o più proiettili penetrano attraverso lo stesso foro d'ingresso, lo stesso proiettile attraversa un arto o una mammella e rientra in un'altra regione oppure si frammenta e produce vari tramiti.

Distanza di sparo. Nel colpo unico, in base ai segni attorno al foro d'ingresso, è possibile differenziare colpi a contatto, in vicinanza o da lontano, cioè superiori a 50 cm, per i proiettili multipli la distanza intercorrente fra le singole ferite può aiutare a ricostruire le dimensioni della rosata per risalire alla distanza del colpo sparato da lontano.

Identificazione dei proiettili e dell'arma usata. L'esame del proiettile e delle sue rigature permette di stabilire il calibro ed il tipo di arma che lo ha sparato. Sulla superficie del proiettile, oltre alla rigatura si formano dei solchi e delle strie che sono caratteristici di ogni canna, il loro esame mediante il microscopio comparatore permette di stabilire con certezza se due proiettili sono stati esplosi dalla stessa arma. Anche sui bossoli delle cartucce esplose si formano dei segni del percussore e del meccanismo di caricamento e di estrazione, ben esaminabili con lo stereomicroscopio, che sono caratteristici di ogni arma. Naturalmente per l'identificazione di un'arma sospetta è necessario averla sotto sequestro ed eseguire dei tiri di confronto.

Identificazione delle polveri. Si usano le reazioni della difenilamina, della fentrossazine e del reattivo di Griess-Lunge per riscontrare la presenza di nitriti e nitrati (anche quelli delle urine, dei concimi, dei conservanti alimentari), la reazione della brucina per escludere le false positività (è però scarsamente sensibile e con le armi moderne praticamente sempre negativa). La ricerca dello zolfo permette di riconoscere la polvere nera dalla bianca. La reazione al cloruro stannoso identifica il mercurio del fulminato d'innesco (oggi non si usa più perchè altamente corrosivo, è stato sostituito dallo stifnato di piombo e dal nitrato di bario).

Attualmente mediante la spettrofotometria di assorbimento atomico e l'analisi con attivazione neutronica si ricercano i metalli contenuti nelle miscele propellenti (antimonio soprattutto, quindi potassio, piombo, bario e rame) per identificare i residui di polvere repertati sulle mani mediante il guanto di paraffina o sugli abiti.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE FRA SUICIDIO, OMICIDIO E ACCIDENTE IN TEMA DI LESIONI DA ARMA DA FUOCO

La diagnosi differenziale fra suicidio, omicidio e disgrazia accidentale si fonda sui reperti cadaverici integrati da dati del sopralluogo.

Mentre sono sicure le conclusioni per l'omicidio quando la distanza da cui furono esplosi i colpi e la sede delle ferite sono tali da escludere l'auto-ferimento, in caso contrario si potrà solo concludere che non vi sono elementi in contrasto con l'ipotesi del suicidio, ma non per questo si può escludere un omicidio con simulazione di suicidio.

Sede. In caso di suicidio i punti tipici dei fori d'ingresso sono la tempia destra o sinistra a seconda che il suicida fosse destrimane o mancino, regione cardiaca, bocca, mento, fronte ed in rari casi la nuca ed il vertice.

Distanza. Nel suicidio la massima distanza è legata alla lunghezza dell'arto salvo l'uso di artifizi meccanici di cui restano le prove.

Direzione. Deve essere compatibile con l'arma impugnata dal suicida. Per i colpi sparati in bocca in caso di omicidio la direzione è in genere orizzontale, in caso di suicidio è obliqua verso l'alto.

Numero. Anche i caso di suicidio, soprattutto con armi automatiche moderne, i colpi possono essere numerosi, ma in genere sono o tutti vicini o in sedi tutte tipiche del suicidio, in caso di omicidio, (può essere realizzato anche con un colpo unico), i colpi raggiungono sia regioni vitali che parti qualsiasi con, talvolta, i caratteri della ferita da difesa.

Altri elementi. Sulla mano che ha esploso il colpo vi sono caratteristici schizzi di sangue che non si confondono con la colatura o l'imbrattamento per l'emorragia durante la fase dell'agonia, vi possono essere inoltre lesioni da rinculo dell'arma e residui di polvere da sparo.

Il ritrovamento dell'arma nella mano della vittima non è un elemento dimostrativo di suicidio, così come il suo mancato reperimento non è dimostrativo di omicidio.

Il denudamento della regione colpita può indicare almeno il consenso della vittima.

Lettere di spiegazioni, documenti clinici comprovanti disturbi psichici o gravi malattie (da ricercare in sede autoptica) orientano verso un suicidio; segni di lesioni o di altre violenze sul cadavere, segni di colluttazione nell'ambiente, dove si è consumata la tragedia, depongono per un omicidio.

Nei casi di accidente si tratta solitamente di un colpo unico, la sede può essere la più imprevista, la direzione deve accordarsi con le modalità riferite come accidentali.